Facciamo luce sul pane nero
Sarà ormai capitato alla maggior parte di noi di entrare in un bar o panetteria o pizzeria e rimanere molto incuriositi di fronte a pagnotte o brioche o pizza di colore nero. Nero dentro e fuori, nella crosta e nella mollica, più ancora del pane di segale integrale. Cos’è? Un nuovo tipo di farina? Un alimento miracoloso per la salute? E’ forse così che è stato considerato dai più, fino al punto tale da farne lievitare il prezzo fino a uno sproposito al kilogrammo. Sono prodotti a base di carbone vegetale. O meglio, prodotti alla cui base di farina e lievito è stato aggiunto del carbone vegetale. Cos’è il carbone vegetale? E’ una polvere ottenuta dal legno carbonizzato ed è una sostanza naturale che può essere utilizzata come additivo colorante o come integratore alimentare. Come integratore naturale ha le proprietà di aiutare a ridurre i gas intestinali e di favorire la digestione. Questi prodotti promettono gli stessi vantaggi dell’integratore: digeribilità, riduzione del livello di colesterolo, capacità di assorbire i gas con conseguente riduzione del gonfiore alla pancia e dei bruciori di stomaco. Da questo si può facilmente comprendere come ne sia nata subito una moda. Da un lato sicuramente la scarsa digeribilità che molte persone lamentano riguardo ai prodotti da forno lievitati ha sviluppato l’esigenza sempre più crescente di far fronte alle richieste del mercato ha quindi portato l’industria alimentare a sviluppare innovazioni nel settore. Dall’altro lato c’è sempre la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo in cucina, che colpisca magari per il colore e che possa essere accattivante per le sue proprietà. Inoltre l’aggiunta di carbone vegetale non altera il sapore dei cibi, quindi è possibile mangiare un alimento più digeribile ma con lo stesso sapore di uno classico. Ma non è tutto oro quello che luccica. Infatti, a dicembre dell’anno appena trascorso, il Ministero della Salute ha dichiarato che non è consentito aggiungere un colorante alimentare a prodotti da forno quali pane, pizza o focacce, ma è possibile solo per la produzione di ‘panetteria fine’ come per esempio grissini, crackers,… quindi è possibile produrre un alimento che contenga carbone vegetale ma questo non può essere chiamato ‘pane’ e soprattutto non è possibile aggiungere sull’etichettatura informazioni che facciano riferimento agli effetti benefici di questo ingrediente per l’organismo umano. Ma il carbone vegetale fa bene o fa male? L’ente preposto alla sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito che “l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione di 1 grammo di carbone vegetale almeno 30 minuti prima del pasto e di un altro grammo subito dopo il pasto”, quantità difficilmente raggiungibili attraverso una semplice colorazione. Tuttavia, non essendo ancora nota nessuna tossicità del prodotto, non possiamo dire che fa bene o male, ma solo che non ha gli effetti benefici tanto decantati. In conclusione, il pane nero o prodotti da forno contenenti carbone vegetale hanno le stesse calorie degli equivalenti tradizionali, senza apportare benefici alle persone che soffrono di flatulenza o con problemi intestinali, ma rimane il piacere di assaggiare un piatto o un cibo di diverso colore e con un grande effetto scenico.
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