Obesità chirurgia bariatricaL’obesità è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una condizione caratterizzata da un eccessivo peso corporeo, dovuto all’accumulo di tessuto adiposo (grasso) in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute.

È una patologia molto diffusa a livello mondiale, al punto da essere chiamata “pandemia”: basti pensare che negli ultimi decenni ha avuto un aumento quasi esponenziale, con ricadute molto pesanti sia per la salute della popolazione stessa sia per la sanità.

Nel mondo vi sono 1,5 miliardi di adulti (di età superiore ai 20 anni) in eccesso di peso, secondo l’OMS. 200 milioni di uomini e circa 300 milioni di donne, tra questi, sono obesi. L’obesità è un fenomeno in preoccupante aumento anche nel nostro Paese: +25 % dal 1994 a oggi.

In Italia, secondo l’Istat, la percentuale di popolazione adulta in sovrappeso è pari al 36,6% (maschi 45,6% – femmine 28,1%), mentre gli obesi sono il 10,6% (maschi 11,6% – femmine 9,5%).

Quando si parla di obesità?

Generalmente si parla di sovrappeso quando il peso supera del 30% quello ideale e di obesità quando supera del 60% il peso ideale. In particolare, l’obesità si misura attraverso un indice, il Body Mass Index (BMI) o Indice di Massa Corporea (IMC), ottenuto dividendo il peso corporeo (in kg) per il quadrato dell’altezza (in metri). Quando il BMI è > 35 kg/m2 si parla di obesità di 2° grado, quando il BMI è > 40 kg/m2 si parla di obesità grave.

L’obesità è una patologia multifattoriale causata da un insieme di fattori genetici, endocrini, metabolici, comportamentali e psicologici. Le cause principali spesso sono un’eccessiva introduzione di cibo per scorrette abitudini alimentari e/o per un disturbo del comportamento alimentare su base psicologica e l’inattività fisica; questi fattori, infatti, generano uno squilibrio tra le calorie introdotte e le calorie consumate.

A questi si sovrappongono tutti i fattori precedentemente citati: predisposizione genetica che influenza la modalità di accumulo del grasso corporeo; alcune patologie di tipo endocrinologico; le condizioni socioeconomiche che portano, da un lato, al consumo di cibo spazzatura (“junk food”), più economico, e, dall’altro, all’abbondante consumo di cibi raffinati e ricchi di zuccheri nelle popolazioni più abbienti; stile di vita familiare, che dà l’imprinting al comportamento alimentare e può portare ad assumere abitudini troppo disfunzionali, e condizioni psicologiche, come i disturbi del comportamento alimentare. Queste e altre condizioni patologiche possono peggiorare il quadro clinico dell’obesità o cronicizzarlo.

La condizione di obesità è pericolosa per la salute dell’uomo in quanto comporta notevoli rischi: a essa sono associati, infatti, insorgenza di diabete, ipertensione, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, patologie cardiovascolari, insufficienza respiratoria, alcuni tipi di tumore, alterazioni ormonali e problemi di deambulazione.

Diventa facile comprendere come questa patologia possa impattare negativamente sulla qualità di vita della persona che ne soffre, portandola a sviluppare altre patologie correlate (anche a livello psicologico), e abbia numerosi risvolti socioeconomici.

Diventa, quindi, di fondamentale importanza prevenirla e, nel momento in cui non è più possibile fare prevenzione, avere gli strumenti per curarla in maniera efficace.

Come si interviene in caso di obesità? Dal trattamento ambulatoriale alla chirurgia bariatrica

In prima battuta è necessario trattare il paziente ambulatorialmente attraverso l’intervento integrato di più specialisti: dietologi/nutrizionisti, psicologi, psichiatri, endocrinologi e personal trainer. Presso alcune strutture è possibile effettuare ricoveri ordinari e/o di lungodegenza per poter inquadrare meglio il paziente dal punto di vista clinico e per aiutarlo nella perdita di peso. Nel caso in cui questi primi livelli di cura non fossero sufficienti, è possibile pensare allo step successivo: la chirurgia bariatrica o dell’obesità.

Obesità chirurgia bariatricaLa chirurgia bariatrica (dal greco báros, “peso”) si occupa di trattare i pazienti che presentano un grave e patologico eccesso di peso. L’intervento chirurgico si è dimostrato una terapia molto efficace nel trattamento dell’obesità cronica in numerosi pazienti. Attraverso la chirurgia bariatrica viene modificato il funzionamento dell’apparato digerente del paziente: vengono modificati il percorso che il cibo compie a partire dalla bocca fino alla digestione e all’assorbimento o la modalità di assorbimento, oppure entrambe le cose.

L’obiettivo della chirurgia bariatrica è quello di migliorare la qualità di vita del paziente determinando una perdita di peso, mantenuta poi a lungo termine, e una risoluzione o un miglioramento delle patologie a essa associate, aumentando la spettanza di vita del paziente.

La chirurgia dell’obesità si rivela molto più efficace della terapia conservativa nel mantenere nel tempo un importante calo ponderale, se il follow-up viene eseguito correttamente. Nell’ultimo decennio il trattamento dell’obesità attraverso la chirurgia bariatrica si è dimostrato molto efficace nel contrastare il diabete mellito, l’iperinsulinismo e la dislipidemia; si può quindi parlare di chirurgia “metabolica”.

Oltre alla riduzione del peso e al miglioramento delle malattie metaboliche, si riscontrano anche riduzione del rischio cardiovascolare, risoluzione o miglioramento dell’ipertensione, riduzione del rischio tumorale (per es.: colon, utero, mammella, esofago, pancreas, prostata), risoluzione o miglioramento del russamento e delle apnee notturne, miglioramento delle problematiche osteoarticolari, risoluzione o miglioramento della steatosi epatica e della steatoepatite cronica (NASH), effetti positivi sulla fertilità e le irregolarità mestruali, risoluzione o miglioramento della stasi venosa e del linfedema ed effetti positivi a livello psicologico, legati all’autostima e alla vita di relazione.

Per chi è indicata la chirurgia bariatrica?

Gli interventi bariatrici non sono adatti a tutti i pazienti affetti da obesità, ma sono indicati per pazienti affetti da grave obesità (BMI > 40 kg/m 2) oppure da obesità di 2° grado (BMI tra 35 e 40 kg/m 2) in presenza di complicanze quali, per esempio, il diabete.

Vengono dunque esclusi i pazienti che sono affetti da obesità di 1° grado (BMI tra 30 e 35 kg/m 2) o da sovrappeso (BMI tra 25 e 30 kg/m 2). Altri criteri di esclusione sono patologie psichiatriche (come disordini psicotici, depressione severa, disturbi della personalità e del comportamento alimentare), alcolismo e tossicodipendenza, assenza di un periodo di trattamento medico verificabile, paziente incapace di partecipare a un prolungato protocollo di follow-up, età > 65 anni e pazienti inabili a prendersi cura di sé.

Quindi nella storia clinica del paziente deve essere documentato almeno un fallimento di un corretto trattamento medico e deve esserci la piena disponibilità a un prolungato follow-up postoperatorio.

Sono interventi che possono avere importanti ricadute sia fisiologiche che psicologiche, sia in positivo che in negativo. Diventa dunque di fondamentale importanza candidare bene i pazienti per evitare ulteriori complicanze, sottoponendoli a una serie di valutazioni (nutrizionale, dietologica, chirurgica, psicologica e psichiatrica) e affidandosi al parere di un’équipe con una notevole esperienza in merito.

Una volta ottenuta l’approvazione dell’équipe multidisciplinare, il paziente si deve sottoporre a una serie di esami preoperatori, tra i quali esami ematochimici, radiografia del tratto digerente, gastroscopia, spirometria e visita anestesiologica, che dovranno essere successivamente visionati dall’équipe, e soprattutto dal chirurgo, per ottenere l’approvazione finale.

Come viene eseguito un intervento di chirurgia bariatrica

Gli interventi vengono eseguiti in laparoscopia o ricorrendo alla chirurgia tradizionale, a seconda della valutazione del chirurgo e del singolo caso. Possono essere di tipo restrittivo, malassorbitivo o misto.

Tra gli interventi restrittivi troviamo il bendaggio gastrico, la sleeve gastrectomy (gastrectomia verticale) e la gastroplastica verticale; questo tipo di interventi mira a ridurre la porzione di stomaco che può essere utilizzata, conferendo una sazietà precoce e aiutando a introdurre solo piccole quantità di cibo.

Tra gli interventi malassorbitivi, il cui intento è quello di ridurre l’assorbimento di grassi e amidi a livello intestinale, troviamo la diversione biliopancreatica.

Il bypass gastrico è, invece, un intervento ad azione “mista”, ovvero funzionale: agisce sia attraverso il restringimento dello stomaco sia attraverso un’azione metabolica.

Obesità chirurgia bariatricaÈ molto importante sottolineare che il successo ottimale e il mantenimento a lungo termine dei risultati ottenuti post chirurgia sono possibili solo con un adeguato e costante followup che comprenda trattamento nutrizionale e/o dietologico, attività fisica costante e supporto psicoterapeutico per il tempo necessario.

In particolare, è fondamentale eseguire controlli ed esami di routine che permettano di individuare eventuali carenze vitaminiche, minerali o proteiche, evitando quindi di incorrere in una malnutrizione pericolosa per la salute. Inoltre, è necessaria un’elevata compliance del paziente nell’assunzione di farmaci e/o integratori, che vengono prescritti di routine nei primi mesi, o addirittura per sempre dopo l’intervento, proprio al fine di mantenere uno stato di salute ottimale.

Successivamente all’intervento e al calo ponderale, una volta consolidati i risultati, è possibile completare il percorso con interventi di chirurgia plastica ricostruttiva.

Il ruolo del nutrizionista prima e dopo l’intervento di chirurgia bariatrica

 

Obesità chirurgia bariatricaIl ruolo del nutrizionista è prezioso nella gestione delle fasi pre e post intervento. In primis, il paziente deve essere preparato a quella che sarà una nuova “vita alimentare”, poi deve essere preparato, prima dell’intervento, anche dal punto di vista nutrizionale: i soggetti in buono stato di salute (ovvero ben nutriti) hanno una ripresa più rapida nel postoperatorio e incorrono in un minore rischio di sviluppare carenze nel follow-up.

Il paziente deve anche comprendere che cosa potrà o non potrà continuare a fare e mangiare. Deve poi essere informato in merito alla necessità di assumere integrazioni mirate per evitare malnutrizioni o altri problemi.

In seguito all’intervento, il nutrizionista è importante per rieducare a un’alimentazione il più normale possibile, dopo le varie fasi di transizione, e successivamente, nel follow-up, il suo supporto è fondamentale per affrontare possibili difficoltà, stalli del peso, eventuali carenze o disturbi.

E poi anche per consolidare i risultati ottenuti. Il paziente imparerà a gestirsi dal punto di vista alimentare, ritroverà un buon rapporto con il cibo e raggiungerà i traguardi prefissati.

Il nutrizionista funge anche da collegamento tra tutti i membri che fanno parte dell’équipe, ovvero il chirurgo, il medico e lo psicologo o psichiatra: è fondamentale, infatti, uno scambio di informazioni costante per preservare la salute dei pazienti.

Se anche tu soffri di questa patologia e vuoi comprendere come trattarla, richiedi una prima visita. Insieme definiremo il percorso più adatto a te in relazione alla tua condizione di partenza.