Posso mangiare il fritto?
Domanda frequentissima perché il fritto è buono e goloso. Risposta: occasionalmente si può! Ma bisogna mangiare un buon fritto! Quindi poche volte ma di qualità!
La frittura stimola la funzionalità epatica aiutando il fegato a lavorare più velocemente, svolgendo quindi un’azione coleretica e colagoga, cioè facendo contrarre e decongestionare la colecisti. Inoltre una cottura di questo tipo riduce il carico glicemico degli alimenti, cioè la capacità di aumentare la glicemia post prandiale.
Un fritto a regola d’arte risulta essere più digeribile rispetto ad altri tipi di cottura grazie alla disidratazione dell’alimento che facilita il lavoro dei succhi gastrici digestivi. Se durante il processo di frittura la temperatura dell’olio rimane costante, allora l’alimento non assorbe olio e viene subito generata una barriera lipidica che preserva i nutrienti ed evita l’imbibizione di olio. Quanto detto vale, ovviamente, salvo la presenza di patologie a carico del fegato o del pancreas, per le quali è sconsigliata la frittura.
Ecco qualche regola per friggere in sicurezza:
usiamo l’olio di oliva, anche se caro, non ha grassi idrogenati che diventerebbero nocivi in cottura, è ricco di acigi grassi monoinsaturi e di antiossidanti che lo rendono più stabile durante la cottura, ha un elevato punto di fumo (circa 180 °C).
usiamo padelle tipo wok o recipienti in acciaio
preparare gli alimenti tenendoli a temperatura ambiente affinchè non siano freddi e tagliamoli delle stesse dimensioni
friggiamo pochi pezzi per volta
usiamo abbondante olio
controlliamo la temperatura usando un termometro o la friggitrice: non oltre i 180 °C e se osserviamo del fumo o un odore acre, buttiamo l’olio (si formerebbero sostanze tossiche!) e manteniamo una temperatura stabile
prepariamo della carta paglia sulla quale mettere a scolare il nostro fritto
mettiamo il sale solo dopo la cottura perché ridurrebbe la croccantezza del fritto e favorirebbe l’assorbimento di olio
non riutilizziamo l’olio!
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