La Sindrome dell’Intestino Irritabile, in inglese Irritable Bowel Syndrome (IBS), è un disordine biopsicosociale, una malattia cronica funzionale dell’intestino, che si manifesta con dolore addominale ricorrente, gonfiore, stipsi, diarrea, meteorismo e alterazioni nella regolarità dell’alvo.
Questa condizione colpisce circa il 10-20% della popolazione globale ed è associata a un marcato peggioramento della qualità di vita. Oltre alla predisposizione genetica, a fattori psicosociali, a stress cronico e acuto e a infezioni del tratto gastrointestinale, è sempre più evidente il ruolo del microbiota nell’IBS.
Che cos’è il microbiota e quale è la sua funzione?
Il microbiota è l’insieme di microorganismi ospitati nell’intestino. Essi sono in stretto rapporto con l’ospite: possono essere benefici, innocui o patogeni e giocano un ruolo essenziale nelle principali funzioni vitali.
Per prima cosa, sono i principali responsabili della trasformazione del cibo che ingeriamo: hanno quindi un’attività metabolica. Inoltre, sono importanti per la difesa dai microorganismi patogeni, sono responsabili dell’eliminazione e della detossificazione di tossine dal lume intestinale, stimolano il sistema immunitario, aiutano a mantenere l’integrità di membrana e regolano anche la produzione di ormoni e di neurotrasmettitori.
Nell’intestino quindi, in condizioni di normalità, il microbiota gestisce processi biochimici e metabolici molto importanti, inviando segnali che possono modulare l’omeostasi attraverso la comunicazione tra intestino e cervello.
Questi segnali coinvolgono il sistema nervoso, endocrino e immunitario (asse microbiota-intestino-cervello).
La composizione del microbiota intestinale è influenzata da numerosi fattori come l’etnia, la distribuzione geografica, le abitudini alimentari, l’impiego di farmaci e anche dai microorganismi patogeni: è per questo motivo che il microbiota intestinale ha composizioni molto differenti ed è difficile definire quale sia il ‘microbiota sano’.
I microorganismi che compongono il microbiota intestinale partecipano in modo attivo all’integrità e alla composizione della membrana intestinale, che è un elemento molto importante perché permette il passaggio e l’assorbimento di molteplici sostanze come acqua, ioni, nutrienti, micronutrienti e funge da barriera nei confronti di sostanze o microorganismi indesiderati.
Il microbiota è dunque importante per preservare le specie microbiche presenti, riducendo le possibilità di colonizzazione di microorganismi patogeni. Regola, inoltre, la digestione e l’assorbimento delle sostanze nutritive importanti per le cellule che compongono la membrana e costituisce una barriera immunologica. Da qui si evince l’importanza di preservare l’integrità della membrana intestinale.
Disbiosi, permeabilità intestinale e Sindrome da Intestino Irritabile
In condizioni patologiche il microbiota presenta una scarsa diversità microbica, uno squilibrio qualitativo e quantitativo tra i suoi microorganismi e la perdita dell’equilibrio tra microorganismi benefici e nocivi.
Questa condizione viene chiamata disbiosi ed è correlata a numerosi disturbi sia sistemici che a livello locale. Tra i disturbi che si manifestano localmente possiamo citare le malattie infiammatorie intestinali (MICI), la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), la celiachia, mentre tra quelle extraintestinali troviamo asma, allergie, dermatiti etc.
Le cause della disbiosi sono numerose e ancora in via di definizione: tra le più importanti troviamo il parto cesareo e/o l’allattamento artificiale; le infezioni; l’uso di farmaci come antibiotici, cortisonici, ormoni; diete sbilanciate; il consumo frequente di alcool; gli inquinanti; gli additivi alimentari; lo stress cronico…
Nell’IBS, così come in altre patologie, oltre alla condizione chiamata disbiosi, sono presenti alterazioni strutturali e funzionali della barriera epiteliale intestinale, con una modesta attivazione del sistema immunitario, sia a livello locale che sistemico.
In pratica, si verifica la permeabilità di membrana intestinale, denominata Leaky Gut Syndrome, che genera un passaggio di metaboliti del microbiota dal lume intestinale al sistema nervoso enterico, alle cellule immunitarie e alla circolazione sistemica, generando un’infiammazione di basso grado caratteristica dell’IBS.
Anche se non è stata ancora completamente chiarita l’associazione tra l’alterazione della membrana e i sintomi, è possibile spiegare l’ipersensibilità viscerale e il dolore con la sollecitazione dell’apparato neuronale e immunitario. Inoltre, alterazioni del microbiota possono portare a un’infiammazione del nervo vago, che è uno dei maggiori modulatori dell’asse intestino-cervello.
In circostanze normali regola la peristalsi intestinale, le secrezioni del tratto digerente, favorisce la digestione; in caso di infiammazione, vengono alterate le sue funzioni principali riguardanti il tratto intestinale, compromettendo quindi funzioni muscolari, neuro-ormonali, secretorie e digestive.
A causa della sua eterogeneità e della sua eziologia poco definita, è difficile identificare l’IBS e le sue terapie.
Infatti, il termine IBS viene utilizzato per indicare disturbi legati alla comunicazione (bidirezionale) tra l’intestino e il cervello, disturbi che hanno un’origine multifattoriale e che si manifestano con ipersensibilità viscerale, infiammazione di basso grado, alterazioni della motilità intestinale, alterazioni nella trasmissione nervosa e alterazioni nella composizione del microbiota.
I sottotipi di Sindrome dell’Intestino Irritabile
È importante sapere che esistono dei sottotipi di IBS: IBS C, con dolore addominale cronico e/o stipsi; IBS D, con assenza di dolore e diarrea cronica; IBS D/C misto, una forma mista con alternanza di stipsi e diarrea.
Inoltre, i sintomi dell’IBS variano in maniera molto soggettiva.
In alcune persone causa sintomi lievi, ben tollerabili e ben gestibili con alcuni accorgimenti dietetici e con l’impiego di appositi integratori, mentre in altre persone l’IBS può impattare notevolmente e negativamente sulla qualità della vita, compromettendo le attività quotidiane, la vita sociale, la vita relazionale, la salute psicofisica e il rapporto con il cibo.
Purtroppo, a causa della difficoltà di fare una diagnosi e della varietà dei sintomi, questa patologia viene spesso confusa o trascurata, diventando una sindrome cronica di lunga durata.
È proprio per questo motivo che è necessario affidarsi a specialisti che siano in grado di trattare la patologia partendo dalla sua origine e non cercando solamente di ‘spegnere’ i sintomi, come palliativo.
Come trattare la Sindrome dell’Intestino Irritabile
Per quanto concerne il mio lavoro, è possibile trattare l’IBS con una serie di accorgimenti dietetici e con modifiche dello stile di vita alimentare e comportamentale, tenendo sempre conto dell’eziologia multifattoriale della patologia.
Alle modifiche dietetiche/comportamentali viene abbinato l’impiego di tecniche di rilassamento che si possono svolgere anche nel mio studio e consigliato, quando necessario, anche un adeguato supporto psicologico. Ci tengo a sottolineare questo aspetto perché è solamente affrontando il problema sotto diversi aspetti che si ottengono i migliori risultati.
Dal punto di vista dietetico è molto indicata una dieta studiata alla Monash University in Australia, dove un team di ricercatori ed esperti ha messo a punto, già dal 2008, un piano alimentare basato sull’eliminazione degli alimenti produttori di gas: la dieta FODMAP.
La parola FODMAP indica oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili. Si tratta di zuccheri che non vengono digeriti e assorbiti nell’intestino tenue e che, una volta arrivati al colon, vengono fermentati dai batteri presenti in questa parte dell’intestino. I batteri del colon digeriscono questi zuccheri formando vari gas (per es. idrogeno e metano) attraverso un processo fisiologico che però, nei soggetti che soffrono di intestino irritabile, può provocare i sintomi che ho precedentemente citato ed essere di difficile gestione.
Attraverso la dieta FODMAP è possibile ridurre l’apporto di alimenti ricchi di questi carboidrati fermentabili, generando un notevole miglioramento dei sintomi come gonfiore e dolore addominale, flatulenza, diarrea e alvo alterno. È consigliabile seguire questa dieta per circa quattro settimane e successivamente passare alla reintroduzione graduale e controllata dei vari gruppi di alimenti esclusi.
Questo percorso deve essere affrontato con un esperto della patologia, che sarà di supporto per gestire al meglio l’alimentazione, aiutando il paziente a orientarsi nelle proprie scelte e insegnandogli come usare correttamente tutte le informazioni per imparare a gestire questa patologia.
Se anche tu soffri di questa patologia o hai sintomi simili e sei alla ricerca di un modo per gestirli, non esitare a contattarmi: definiremo insieme un percorso personalizzato per trattare la Sindrome dell’Intestino Irritabile nel modo migliore.